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L’Autodeplumazione

L’autodeplumazione attiva (Fig. 1) è forse la sindrome più difficile da curare per il Veterinario Aviare avendo spesso implicazioni comportamentali e cioè psicologiche.

L'autodeplumazione, Cacatua sulphurea. Il pappagallo in questione, a seguito dell’arrivo in casa di un cane, ed in conseguenza quindi delle minori attenzioni da parte del proprietario, ha cominciato ad autodeplumarsi petto e collo
Figura 1: Cacatua sulphurea. Il pappagallo in questione, a seguito dell’arrivo in casa di un cane, ed in conseguenza quindi delle minori attenzioni da parte del proprietario, ha cominciato ad autodeplumarsi petto e collo fino a provocarsi un’estesa ulcera cervicale. Foto Dott. Gianluca Marchetti DVM

L’autodeplumazione attiva (Fig. 1) è forse la sindrome più difficile da curare per il Veterinario Aviare avendo spesso implicazioni comportamentali e cioè psicologiche.

L’atto del grattamento ripetuto o della masticazione convulsa del piumaggio non è infatti che un sintomo verosimilmente riconducibile ad una moltitudine di subdole cause predisponenti e scatenanti.

In generale, le cause sottostanti più frequenti dell’automutilazione sono carenziali, infettive, infestive, allergiche, tossiche, endocrinologiche e psicologiche.

Non sempre è possibile risalire ad una causa scatenante ed alcuni casi restano irrisolti.

Come accade nei mammiferi le lesioni primarie sono spesso complicate da alterazioni secondarie per l’intervento di microrganismi opportunistici di natura virale, batterica e micotica.

Queste infezioni secondarie rendono di più difficile interpretazione le lesioni primarie e riducono la capacità di intervento terapeutico mirato da parte del Medico Veterinario.

Risultano quindi indispensabili esami collaterali e di laboratorio per risalire alla causa primaria sottostante.

In alcuni casi la biopsia cutanea mostra la causa del processo, in altri la malattia (ed i relativi segni istologici) sono ormai scomparsi ma residua il vizio dell’autobeccaggio.

L’indagine atta a comprenderne l’origine eziologia è infatti complicata, articolata e spesso frustrante per il Veterinario e per il proprietario. Lo strapparsi le penne non è infatti una “malattia” ma piuttosto la conseguenza di uno o più processi patologici spesso associati a disordini psichici.

Va precisato che non esistono pubblicazioni scientifiche che ne attestino l’esistenza in natura; è infatti una patologia che interessa gli uccelli in cattività.

Lo strappamento delle penne interessa numerose specie aviari ma la predisposizione maggiore si registra negli psittacidi.

L’automutilazione va distinta dalle normali attività di toelettatura e di rimozione delle guaine che ricoprono le penne in crescita e spesso raggiunge livelli di gravità estrema comprendenti persino lesioni della cute ed autoamputazioni di parti del corpo.

Tutte le attività automutilative vengono indicate come Feather Destructive Beahavior e vanno da una sorta di eccesso nella cura delle penne (overpreening, abnorme cura con il becco delle penne) fino alle vere e proprie autodeplumazione ed automutilazione.

L'autodeplumazione, Groppone completamente deplumato
Figura 2: Groppone completamente deplumato. Questo soggetto è risultato positivo al test per la PBFD o Malattia del Becco e delle Piume e pertanto le penne non nascevano oppure erompevano distrofiche e dopo poco cadevano. Il pappagallo in questione convive con uno della stessa specie il quale non manifesta alcun sintomo di malattia. E’ sempre importante riuscire a distinguere una patologia organica/infettiva da una comportamentale. Foto Dott. Gianluca Marchetti DVM.
L'autodeplumazione Aura ararauna che si strappava regolarmente le penne
Figura 3 Ara ararauna. Il soggetto in questione si strappava regolarmente la penne di entrambe le ali. Tutto il resto del corpo era risparmiato. Foto Dott. Gianluca Marchetti DVM

Le presentazioni cliniche sono di volta in volta differenti anche e soprattutto in relazione al momento in cui viene condotto a visita il paziente.

Le regioni tipicamente interessate da questo processo sono il torace, la groppa, le zampe ed alcune zone delle ali (Fig. 3). Molte volte però sono interessate anche le penne remiganti (ali) e le timoniere (coda).

Proprio in queste regioni si evidenziano sovente penne masticate o ridotte a monconi costituiti a volte dal solo rachide.

Alcuni soggetti masticano e strappano barbe e barbule fratturando longitudinalmente o trasversalmente il fusto della penna. Altre volte invece l’uccello se le strappa senza danneggiarle precedentemente dando all’inizio l’erronea impressione che ci si trovi di fronte ad una muta fisiologica.

Solitamente, a meno che l’uccello non se le gratti in maniera convulsa e non le sfreghi sulla superficie delle sbarre e degli accessori della gabbia, le penne della testa vengono risparmiate.

Va ricordato (Fig. 4) che a volte uccelli che convivono vengono spennati proprio dal partner sulla testa ed in questi casi la separazione dei soggetti è curativa.

In cacatua, conuri, parrocchetti ed ara però è al contrario descritta la tendenza ad autodeplumarsi nella regione pericloacale probabilmente per frustrazione sessuale tantochè, in alcuni casi, l’introduzione di un compagno annulla tale tendenza.

Non è accertato però se questo comportamento patologico si interrompa per l’appagamento sessuale vero e proprio o per il nuovo impegno mentale che porti l’animale ad abbandonare stereotipie maturate in periodi di solitudine e frustrazione.

Molte volte inoltre fenomeni fisiologici vengono fraintesi per patologici: alcuni uccelli in preparazione alla deposizione ed alla cova possono deplumarsi una zona comprendente parte di torace, addome e zampe detta “chiazza da covata” utile a trasferire più efficacemente il calore corporeo alle uova nella fase si incubazione.

Lo strappamento delle penne riduce di gran lunga l’isolamento del corpo predisponendo inoltre l’animale all’insorgenza di malattie.

A volte infatti si pensa la deplumazione sia l’effetto di una patologia riscontrata durante l’iter diagnostico ed invece non ne è che la causa. Spesso infatti un uccello può essere portatore sano di una malattia e metterne in evidenza i sintomi proprio a seguito di stress comprendenti l’autodeplumazione avvenuta per cause diverse. Di contro lo strappamento delle penne risulta spesso sintomo causato da una malattia sottostante e subdola non diagnosticata.

L'autodeplumazione, Melopsittacus undulatus, il soggetto in questione era deplumato solamente nella regione della testa verosimilmente per eccessivo preening da parte del partner.
Figura 4 Melopsittacus undulatus. Il soggetto in questione era deplumato solamente nella regione della testa verosimilmente per eccessivo preening da parte del partner. La separazione dei due soggetti con un pannello separatore a metà gabbia che consentisse comunque loro di vedersi è stato curativo. Foto Dott. Gianluca Marchetti DVM.

DIAGNOSI

Riguardo questa condizione è obbligatorio parlare di sindrome, vale a dire di un processo patologico multifattoriale, riguardante l’organismo nella sua interezza e caratterizzato da sintomi variabili.

Tra l’altro è bene procedere con un definito e razionale iter diagnostico per escludere tutte le cause primarie ed arrivare ad una diagnosi partendo da:

  • un’accuratissima anamnesi remota e recente;
  • un esame obiettivo generale;
  • un esame obiettivo particolare della cute ed annessi cutanei;
  • esami diagnostici collaterali.

Solo escludendo tutte le cause organiche primarie potenzialmente intervenenti si può concludere che le alterazioni del piumaggio non siano altro che un’autodeplumazione attiva legata a motivi psichici.

Non bisogna mai affrettarsi ad attribuire questa tendenza a turbe psicologiche senza prima aver escluso la partecipazione di altri fattori ed entità patologiche.

E’ inoltre di fondamentale importanza comprendere e distinguere se un uccello si strappa le penne oppure se queste non ricrescono o rinascono alterate.

Le cause primarie associate alla deplumazione si possono genericamente suddividere in:

Infettivo-infestive o biologiche:

  • parassiti (interni ed esterni)
  • protozoi
  • batteri ed altri microrganismi
  • virus
  • miceti

Non infettive:

  • carenze nutrizionali;
  • scarsa umidità ambientale;
  • alterazione dei normali ritmi circadiani;
  • disordini ereditari;
  • disturbi comportamentali;
  • traumi;
  • intossicazione da metalli pesanti;
  • neoplasie;
  • intossicazione ed esposizione ad irritanti ambientali;
  • disfunzioni epatiche e di altri organi ed apparati;
  • problemi ormonali;
  • taglio delle remiganti;
  • problemi di ipersensibilità/allergia;

Nel prossimo articolo saranno trattate nel dettaglio ciascuna delle cause responsabili di questa patologia.

Si ringrazia il:

Dott. Gianluca Marchetti, DVM. per la realizzazione dell’articolo e delle relative fotografie.
Cell. 347.2909036. gianlu-marchetti@libero.it
Clinica Veterinaria Borghesiana (ROMA) Via Vermicino, 69. Tel.: 06 2070648

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