Taglio delle remiganti

Il Forum di discussione sui Pappagalli

Moderatore: ivana

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eso71
Messaggi: 2
Iscritto il: 21 dicembre 2007, 18:52

Taglio delle remiganti

Messaggio da eso71 »

Mi è stato detto che il taglio delle ali di canarini o papagallini piccoli è cosa usuale per l'addomesticamento di questi animali.
Non parlo di taglio totale....taglio parziale.
Io, da inesperto sono rimasto...così: :shock:
:)
Mi è stato detto che poi le ali ricrescono. La cosa mi sembra così assurda che sono corso qui a chiedere consulto.
Ma è vera 'sta cosa? :?


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Fausto
Messaggi: 2742
Iscritto il: 16 luglio 2006, 19:29

Re: Domanda da totale inesperto.

Messaggio da Fausto »

eso71 ha scritto:Mi è stato detto che il taglio delle ali di canarini o papagallini piccoli è cosa usuale per l'addomesticamento di questi animali.
Non parlo di taglio totale....taglio parziale.
Io, da inesperto sono rimasto...così: :shock:
:)
Mi è stato detto che poi le ali ricrescono. La cosa mi sembra così assurda che sono corso qui a chiedere consulto.
Ma è vera 'sta cosa? :?
Alcuni lo fanno ( purtroppo ) ai pappagalli.
Si tagliano comunque le PENNE delle ali ( remiganti ) e NON le ali. :D
[b][color=#4040FF]RNA 29HM[/color][/b]
[color=#4040FF][i]" Meglio stare zitti e dare l'impressione di essere stupidi, che aprir bocca e togliere ogni dubbio "[/i][/color] - J. J. Rousseau
[color=#FF0000][b]No messaggi privati, per favore. Le domande vanno postate nel forum. Grazie[/b][/color]
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marco62
Messaggi: 2749
Iscritto il: 12 settembre 2007, 17:45

Messaggio da marco62 »

alcuni vendono giovani pappagalli appena svezzati dai loro genitori (non allevati a mano spacciandoli x tali) tagliando le penne remiganti di una sola ala
non permettendo al soggetto di volare :cry:
pertanto le prime volte tentendo di volare cadrà :wink:
dopo aver provato a "scappare" e notando di non poterlo fare rimarrà appoggiato sul dito del suo detentore col passare del tempo e prentendo il soggetto tutti i giorni appoggiandolo sulla spalla o sul dito il pappagallo si abituerà e non tenterà più di scappare
l'anno successivo durante la muta le penne ricresceranno :D ma il pappagallo abituatosi alla persona che lo detiene trattandolo con la massima cura e rispetto non tenterà più di scappare poichè si è addomesticato
la pratica del taglio delle penne delle ali è maltrattamento dell'animale rischiando una denuncia a livello penale x tanto è sconsigliato tale pratica
non tanto x le denunce ma x il rispetto del pappagallo
non credo che a te ti farebbe piacere se qualcuno ti tenesse con le gambe legate x non farti "scappare" :D
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Poepila
Messaggi: 3952
Iscritto il: 26 marzo 2005, 18:30

Messaggio da Poepila »

:evil: :evil: :evil:

IO MI OFFRO VOLONTARIO AL TAGLIO DELLE
UNGHIE, TANTO RISCRESCONO, MA CON LA
TENAGLIA A QUESTE PERSONE.

:wink: :wink:
[b][color=#FF0000]Io sono resterò un misero allevatore..(sono gli
altri i veri allevatori[/color][/b]
[b]OCCHIO al Lupo cattivo dal nome ALLEVATORE[/b]
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marco62
Messaggi: 2749
Iscritto il: 12 settembre 2007, 17:45

Messaggio da marco62 »

concordo pienamente con te anche se in passato l'ho fatto anche io :cry: pensando che era una cosa da fare poi ho conosciuto un amico allevatore di piccoli e medi pappagalli che mi ha spiegato che non cè nessun bisogno di tagliare le ali ai pappa x addomesticarli
da allora e ne sono passati di anni e non pratico più quella barbaria e ottengo un risultato sull'addomesticamento delle mie cocorite di gran lunga superiore :D
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Poepila
Messaggi: 3952
Iscritto il: 26 marzo 2005, 18:30

Messaggio da Poepila »

:lol: :lol:

Marco, posso capire in TEMPI lontani era un USO,
queste cose ma ti ripeto TEMPI passati. Ma c'era
l 'ignoranza, le cose si facevano perché si sentiva
dire , quel allevatore così si comportava con i
suoi soggetti DOCILI. Ma non accetto ora che certe
persone anno 2008, si comportano così-ecco ritorno
a scrivere;-
IO MI OFFRO VOLONTARIO AL TAGLIO DELLE
UNGHIE, TANTO RISCRESCONO, MA CON LA
TENAGLIA A QUESTE PERSONE
.
Siamo, in un periodo che e facile parlare, discutere
vedi INTERNET, ma che vi sia ancora gente del
genere :twisted: :evil: :twisted: :evil: :twisted: .-
Posso dire con tanta ONESTA che ha volte per salvare
un soggetto ho dovuto amputare un ala una zampa,
ma anche a soggetti selvatici, ma per arrivare a
tanto be dico solo questo :oops: :cry: :cry: :cry: .-
Spero di NON LEGGERE PIU' CERTE COSE, si loro
sono gli amanti dei PAPPA e tutto il resto. Io sono
solo un misero allevatore di galline.

:wink: :wink:
[b][color=#FF0000]Io sono resterò un misero allevatore..(sono gli
altri i veri allevatori[/color][/b]
[b]OCCHIO al Lupo cattivo dal nome ALLEVATORE[/b]
Lotte
Messaggi: 1749
Iscritto il: 24 marzo 2006, 11:58

Messaggio da Lotte »

Il taglio delle remiganti è una delle cose più brutte che puoi fare ad un uccello. E purtroppo ancora tra qualche "allevatore" di pappagalli sopravvive questa pratica barbara.
In questo modo è più facile vendere un pappagallo, spacciandolo per allevato a mano, e così guadagnarci di più con zero impegno, piuttosto che passare ore a nutrirlo a mano, passando anche notti insonni, ed organizzando la vita in funzione dell'animale da allevare.
Un soggetto a cui sono state tagliate le remiganti è un animale represso sotto tutti i punti di vista, fisico e psicologico. Non può volare, è limitato nella cosa più fondamentale per lui, si sente preda ed indifeso (tant'è che molti pappagalli reagiscono con aggressività quando vengono avvicinati), viene limitato anche lo sviluppo muscolare. E' vero, le penne col tempo ricrescono, ma i danni psicologici fatti ad un pappagallo, a cui sono state amputate le remiganti, spesso sono permanenti.
Eppure, ai giorni nostri, ancora si sente parlare di taglio delle remiganti.....
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dadorca
Messaggi: 175
Iscritto il: 10 agosto 2007, 20:15

Messaggio da dadorca »

NO AL TAGLIO DELLE ALI :evil: :evil: :evil: :evil: :evil:
è un modo barbaro per obbligarli a te. a mio parere e per mia esperienza personale è inutile. io sono riuscita a farmi voler bene dal mio inseparabile senza violentarlo e senza tagliarle niente. grazie solo alla pazienza e all'affetto e grazie soprattutto a dei consigli mirati ricevuti per lo più qui. :wink:
NO AL TAGLIO DELLE ALI :evil: :evil: :evil: :evil: :evil:
bacioni
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marco62
Messaggi: 2749
Iscritto il: 12 settembre 2007, 17:45

Messaggio da marco62 »

Lotte ha scritto:, passando anche notti insonni, .....
verissimo i pappa appena nati mangiano anche di notte (ogni 2 ore circa)
ed è x questo che i pappa allevati a mano hanno un costo di gran lunga superiore ai soggetti non allevati a mano
a tutti coloroche vogliono comprare un pappa domestico
assicuratevi che sia allevato a mano non comprate pappa con ali tagliate nemmeno se sono allevati a mano contribuiremo in futuro a far si che questo metodo venga eliminato :? :D
eso71
Messaggi: 2
Iscritto il: 21 dicembre 2007, 18:52

Messaggio da eso71 »

Perfetto!
Vi ringrazio per le delucidazioni.
A me sembrava una cosa davvero strana e rimango cmq sorpreso che fosse un'usanza in uso in passato.
Indipendentemente dagli scopi mi pare pur sempre una violenza verso l'animale.
Grazie ancora per i chiarimenti.
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Sonoko
Messaggi: 178
Iscritto il: 6 novembre 2007, 16:39

Re: Taglio delle remiganti

Messaggio da Sonoko »

Oggi ho appunto incontrato un veterinario, al quale avevo chiesto consigli per l'acquisto del canarino, che mi ha chiesto come andavano le cose e mi ha consigliato tale pratica... :shock: Ovviamente sono rimasta davvero inorridita ed ho rifiutato, ma mi chiedo: se questa era una pratica usata da gente ignorante come può UN VETERINARIO anche solo proporla??? :x
Fra l'altro questo non significa fare amicizia con un canarino, significa legarlo a te, un pò come in Misery Annie Wilkes lega Paul al letto amputandogli un piede per impedirgli di scappare lontano da lei!!! [smilie=074.gif]
Ricordo di aver visto una situazione del genere nel film Paulie - il pappagallo che parlava troppo e, sul serio, non rivedo mai quel film solo perché mi è rimasta impressa quella scena tremenda, in cui Paulie viene catturato da malvagi scienziati che come prima cosa gli tagliano le remiganti impedendogli di volare... :cry:
Posso dire con tanta ONESTA che ha volte per salvare
un soggetto ho dovuto amputare un ala una zampa,
ma anche a soggetti selvatici
Beh, direi che questa è una questione totalmente diversa, dato che non c'era scelta se si voleva salvare la vita dell'animale... che c'entra una questione di vita o di morte con un atto di ignoranza e/o sadismo puro? :?:

In ogni caso il mio canarino, senza subìre di queste violenze, ha imparato in soli 2 mesi a non temerci ed a volerci bene, e non fa nemmeno questi voli esagerati, nelle sue passeggiate (sempre a finestra chiusa e sorvegliato a vista) resta sempre nei paraggi, si diverte a volarci intorno e quando si stanca si posa sulla spalla di qualcuno! Un aspetto bellissimo che ha sono anche le sue alucce perfette... :D
La crudeltà verso gli animali è tirocinio della crudeltà contro gli uomini.
Glue
Messaggi: 4
Iscritto il: 24 febbraio 2020, 19:52

Re: Taglio delle remiganti

Messaggio da Glue »

Quanta ipocrisia su questi argomenti. Perdonatemi, non intendo offendere nessuno, trovo piuttosto che l’ipocrisia alla quale mi riferisco sia inconsapevole, o meglio frutto di una emotività istintiva e poco razionalizzata. È qualcosa che nasce dal cuore sensibile di chi ama gli animali, e per questo comprensibile, ma giustificabile non oltre una certa misura.
Scrive una persona che si definisce animalista, ma che sa che difficilmente può esserlo fino in fondo, in senso puro. E ora vengo e mi spiego.
Parto dall’idea che chiunque, ovunque e in qualsiasi momento scelga scientemente di possedere un animale domestico, qualunque esso sia, ha già finito di essere animalista e ha già commesso il peccato originale. Da lì, non si torna più indietro.
Quando scegliamo di possedere un animale domestico, dai più classici ai più esotici poco importa, abbiamo già fatto loro un torto immenso. Gli abbiamo negato la piena realizzazione nel loro contesto connaturato, quello d’elezione, ovvero la natura selvaggia. E non si dica che siccome tale esemplare è nato in cattività blabla, questo discorso è più ampio e prescinde da queste considerazioni che, almeno fin qui, sono di futile importanza. Basterebbe obiettare che se nessuno avesse voglia di possedere animali domestici e nessuno ne acquistasse non esisterebbero gli allevamenti e la tanto declamata cattività.
Da amante degli animali, penso sinceramente che in un mondo ideale gli animali domestici non dovrebbero esistere, e un vero animalista, puro e onesto fino al midollo, dovrebbe accontentarsi di poterli osservare nel loro habitat, ammirarne la bellezza, la magnificenza e forse poter sperare in qualche striminzita interazione compatibile con il loro stato brado.
Sono convinto di questo perché ho posseduto e amato svariate decine di animali nel corso della mia vita. E di ogni genere, gatti, cani, conigli, oche, anatre, canarini, pappagalli, tartarughe e molto altro ancora. Ciascuno di questi animali è sempre stato per me un membro della famiglia, un amico, un compagno, a prescindere dal livello evolutivo della specie. Ciascuno di essi mi ha sorpreso con una propria e tipica intelligenza e con il proprio modo di mostrare affettuosità e legame.
Ad ognuno di essi, ho cercato di regalare l’esperienza di vita domestica più simile possibile alla loro condizione in natura, non facendogli mai mancare spazi e libertà o qualunque altra cosa peculiare del bisogno di questa o quella specie.
Me lo sono anche potuto permettere vivendo in campagna e in mezzo alla natura, perché molto probabilmente non avrei fatto nulla di tutto questo tra le mura di un appartamento.
Prendiamo ad esempio uno dei più amati compagni animali dell’uomo, il cane. Ho avuto magnifici esemplari di questo favoloso animale e ho potuto conoscerlo intimamente e profondamente. È probabilmente una delle specie che meglio si adattano a una vita domestica, ma resta pur sempre un adattamento, con quello che ne consegue. O qualcuno pensa che quelle zampe e quelle unghie si siano evolute nel corso dei millenni per parquet e divani? O che il loro straordinario fiuto e senso dell’udito si sia evoluto per essere utilizzato dentro un appartamento?
No amici, il cane è fatto per correre libero tra boschi e praterie, per cacciare prede, per scavare fosse, per fiutare piste per chilometri e molto altro ancora. E fa tutto questo in branco, come i suoi più prossimi parenti, i lupi, ma qualsiasi altro canide si voglia osservare in natura (sciacalli, dingo, volpi, coyote etc) è facile farsi un’idea di come sia fatta la vera vita di queste creature.
Ora prendendo un cane e relegandolo ad un appartamento, nonostante tutto l’amore del mondo, le coccole, le cure, i cibi selezionati con cura, le passeggiate al parco e ogni altra offerta che un ipotetico padrone perfetto può far loro, lo avremo comunque mortificato. Gli avremo offerto un simulacro, più o meno fedele, di ciò che la sua esistenza dovrebbe essere. Una fiction. Che sia ben prodotta e realizzata o di serie B poco importa, è comunque una fiction, e la realtà è ben altra cosa.
Ho fin qui fatto l’esempio del cane proprio perché è uno tra gli adattamenti più riusciti, ma nonostante questo si riscontrano comunque gravi mancanze.
Andiamo invece ai volatili. Ho sempre pensato che loro insieme ai pesci fossero tra le specie più mutilate dalla domesticità. Animali strutturati e concepiti per spazi infiniti e libertà inimmaginabili costretti a gabbie e acquari.
Quando mi regalarono il mio primo volatile, un canarino maschio giallo, avevo sei anni. Ho impiegato circa due minuti per liberarlo dentro casa, dal momento in cui me lo consegnarono. Non riuscivo a vederlo là dentro, e così cominciò. Riuscii col tempo e la pazienza a costruire una relazione con lui, uno scambio, una fiducia, e così trascorse la sua esistenza per oltre il 70% fuori da una gabbia, libero di svolazzare per casa e interagire coi membri della famiglia. Fu solo il primo di una lunga serie, poi passai ai pappagallini e successivamente ai cugini più grandi. È indubbiamente un’esperienza magnifica e gratificante oltre ogni aspettativa, ma più ci rifletto e più mi convinco che per quanto i miei volatili abbiano vissuto vite piene di attenzioni, affetto e libertà di movimento, quella che io ho dato loro è solo una gabbia più grande.
Comunque la si voglia mettere, un uccello in gabbia è un uccello in gabbia. E non c’è altro da considerare. Quello che ho offerto loro, e che tutti noi possiamo offrire loro, è meno che una pallida ombra di una esistenza compiuta. Un uccello che vola dentro casa ha un tetto sulla testa. Fa qualche svolazzata in orizzontale da una camera all’altra, o dal trespolo al nostro braccio. Qualcuno pensa seriamente che questo sia volo? Non lo sarebbe nemmeno se parlassimo di galline.
Io non ho mai, e dico mai tagliato le remiganti di un mio pappagallo o qualunque altro uccello, l’unica esperienza che ho potuto avere in tal senso è stata prenderne uno al quale tale trattamento era stato fatto in precedenza. Ma se dicessi di essere contrario in nome di uno sciocco animalismo sarei un illuso. E ancor più se mettessi in mezzo barbarie e maltrattamenti.
Il maltrattamento sommo è quello di acquistarne uno, e portato a casa ficcandolo in una gabbia. Nella quale trascorrerà buona parte della sua vita, pur con tutte le uscite e i timidi svolazzi in una camera d’appartamento.
Quindi, dal momento che tutti noi che amiamo gli animali scegliendo di prenderne uno per portarlo a casa stiamo già operando un maltrattamento, stiamo in realtà scegliendo di operare un compromesso. Un compromesso di portata gigantesca: per il piacere egoistico di godere della compagnia talvolta straordinaria che un animale può regalarci, violentiamo la sua natura.
Se abbiamo accettato questo compromesso abnorme, è del tutto inutile tirar fuori animalismo e barbarie quando si parla di remigranti tagliate.
Il caso di un animale che vola, è emblematico. Non c’è cosa più affascinante ed evocativa del senso della libertà dello spiccare in volo, cosa che abbiamo ammirato per secoli e secoli prima di tentare di emulare questa caratteristica esistente in natura costruendo marchingegni che lo facciano per noi facendoci provare quel senso di ebbrezza impagabile.
Gli uccelli volano, amici miei. Il loro cervello, il loro corpo, la loro vista e tutti i loro sensi si sono evoluti in funzione di questa cosa. Di una vita nell’aria.
Noi li mettiamo in gabbia, e non prendiamoci in giro dicendoci che la voliera o l’appartamento non siano solo una gabbia appena un po’ più spaziosa, ma di infima misura rispetto ai cieli del pianeta. È qualcosa il cui confronto è talmente impietoso da far sorridere.
Il taglio delle remigranti, se correttamente eseguito è del tutto indolore per l’animale. È realmente assimilabile al taglio di capelli e unghie per un essere umano.
La conseguenza non lo è affatto, su questo non ci piove, ma di cosa stiamo parlando? Tiriamo in mezzo la libertà, il volo, il privare queste creature della loro funzione più bella! Lo abbiamo già fatto amici, e senza tagliare nemmeno una piuma, quando abbiamo scelto di averlo.
Il taglio delle remigranti è solo una limitazione della capacità di volo. L’animale non potrà spiccare in volo verticale, ma potrà continuare a volare in orizzontale ed effettuare planate e atterraggi.
In sostanza potrà continuare a fare quello che fa già con le remigranti integre dentro un appartamento, cioè voli orizzontali e planate. O qualcuno vuole sostenere che il saltello dal divano all’armadio sia un volo verticale? Rassegnamoci, i nostri uccelli domestici non volano. Con o senza remigranti.
Ora io non ho mai tagliato una piuma come ho già detto, e non ho mai sentito l’esigenza di farlo coi miei pennuti, ma di qui a mettersi a condannare chi lo fa come se fosse un torturatore di animali ce ne corre.
A mio avviso è solo una misura preventiva della perdita del proprio pargolo. Leggo tutte le settimane, e dico tutte, post sui social con richieste di aiuto e laute ricompense per pappagalli volati via dalla finestra di inconsolabili proprietari.
Ora se uno è così sbadato, o se per qualunque ragione abbia condizioni avverse o difficoltà ad eseguire un costante controllo delle aperture di casa e dell’animale in stile Gestapo, è meglio che pianga la perdita e la morte sicura del proprio animale o che gli salvi la vita tagliando le remigranti? Un pappagallo perso è un pappagallo morto. E un pappagallo senza remigranti conduce uno stile di vita del tutto identico a uno con le remigranti integre, se parliamo di vita in appartamenti.
Quindi se qualcuno vuole farlo, purché si affidi a gente competente, lo faccia pure, personalmente non lo trovo affatto più scandaloso dell’atto di comprare un pappagallo.
Io non ho mai avuto l’esigenza di farlo per via delle condizioni ideali in cui mi sono trovato, ma mi rendo conto che i miei privilegi non sono universali. Magari ci sono famiglie numerose, bambini o ragazzi che entrano ed escono di continuo, persone con una vita sociale molto intensa e via vai di gente, o insomma tutta una serie di possibili condizioni che possono rendere problematico un controllo rigido e maniacale su porte e finestre, oltre che sull’animale. In tali condizioni se si possiede un pappagallo, che ripeto per l’ennesima volta è già un animale mutilato della propria essenza in quanto vive in un appartamento con una famiglia di umani e non nelle foreste pluviali solcando i cieli con uno stormo di propri simili, perché non dovrebbe considerare il taglio delle remigranti per salvaguardare il proprio animale?
Ho letto taluni paragonare tale pratica al famoso taglio di orecchie e coda ai cani, ma le due cose non sono nemmeno lontanamente accostabili. Quelli sì che sono maltrattamenti e barbarie, in primo luogo perché gli animali soffrono, sono interventi chirurgici in piena regola, pur con anestetici e precauzioni varie non c’è modo di impedire una sofferenza fisica, se non altro quella post-chirurgica. In secondo luogo la ragione di tali mutilazioni è ignobile, in quanto unicamente estetica e per nulla funzionale. In terzo luogo, sono interventi irreversibili.
Paragonarla al taglio di 3-4 penne, che poi ricrescono e senza alcuna pena per l’animale è da folli.
Mi viene da sorridere pensando a quanti pseudo-animalisti ho incontrato, possessori di graziosissimi gattini e dolcissimi cagnetti, viziati e coccolati, pronti a crocifiggere presunti aguzzini di animali, per poi sbafare crostacei al ristorante o cucinare vitellino da latte ai figli tra le mura domestiche, senza la benché minima riflessione sulla provenienza di quegli alimenti e le conseguenze che quello sfruttamento possa avere sul pianeta, sia dal punto di vista strettamente ambientale che di quello etico.
L’animalismo è una cosa seria, ed è difficile da realizzare in concreto. Davvero difficile, estremamente. Si tratta di scelte radicali che mutano per sempre lo stile di vita, dal cibo che si consuma, dalla spesa che si fa al supermercato e centinaia di altri aspetti che finiscono irrimediabilmente coinvolti quando si prende quella strada.
Quello che mi piacerebbe è che ci fosse un sentimento più consapevole, più razionale verso il mondo della natura in genere e di cui gli animali fanno parte.
Chi ne è capace e vuol essere animalista (o ambientalista che dir si voglia) fino in fondo, non possederà mai un animale domestico, e nemmeno ne mangerà. Si limiterà ad osservare la bellezza e maestosità delle creature del mondo nei loro contesti appropriati. Prenderà una strada dura e impervia e compirà scelte estreme ma coerenti con il proprio credo. Chi non fosse capace di tale integralismo, e io sono certamente tra questi anche se con rammarico, e quindi non in grado di rinunciare all’egoistico piacere che la compagnia di alcuni di questi esseri sa regalarci, si rassegni all’idea di essere e rimanere un animalista imperfetto. O forse, più correttamente, un amante degli animali e basta. E che sia conscio del proprio peccato originale, del maltrattamento sommo che consiste nel tenerne uno in casa. E che sia quindi in grado di distinguere, con tale consapevolezza, un vero mal-trattamento da un banale trattamento. Come il taglio delle remigranti.
Pace a tutti.

P.S. Non ho preso in esame qui la nuova frontiera del volo libero, attività che pare diffondersi sempre di più e che forse un giorno sarà la strada da percorrere per gli amanti di alcune specie di uccelli. Allo stato attuale però è un’attività non priva di rischi e molto difficilmente praticabile per tante persone, oltretutto non applicabile a tutte le specie di uccelli domestici ma solo a pochissime, pertanto lontana dall’essere una soluzione universale per lavare le nostre coscienze.
Giampiero
Moderatori
Moderatori
Messaggi: 2260
Iscritto il: 15 luglio 2015, 0:24

Re: Taglio delle remiganti

Messaggio da Giampiero »

Glue ha scritto: 25 febbraio 2020, 0:22 Quanta ipocrisia su questi argomenti. Perdonatemi, non intendo offendere nessuno, trovo piuttosto che l’ipocrisia alla quale mi riferisco sia inconsapevole, o meglio frutto di una emotività istintiva e poco razionalizzata. È qualcosa che nasce dal cuore sensibile di chi ama gli animali, e per questo comprensibile, ma giustificabile non oltre una certa misura.
Scrive una persona che si definisce animalista, ma che sa che difficilmente può esserlo fino in fondo, in senso puro. E ora vengo e mi spiego.
Parto dall’idea che chiunque, ovunque e in qualsiasi momento scelga scientemente di possedere un animale domestico, qualunque esso sia, ha già finito di essere animalista e ha già commesso il peccato originale. Da lì, non si torna più indietro.
Quando scegliamo di possedere un animale domestico, dai più classici ai più esotici poco importa, abbiamo già fatto loro un torto immenso. Gli abbiamo negato la piena realizzazione nel loro contesto connaturato, quello d’elezione, ovvero la natura selvaggia. E non si dica che siccome tale esemplare è nato in cattività blabla, questo discorso è più ampio e prescinde da queste considerazioni che, almeno fin qui, sono di futile importanza. Basterebbe obiettare che se nessuno avesse voglia di possedere animali domestici e nessuno ne acquistasse non esisterebbero gli allevamenti e la tanto declamata cattività.
Da amante degli animali, penso sinceramente che in un mondo ideale gli animali domestici non dovrebbero esistere, e un vero animalista, puro e onesto fino al midollo, dovrebbe accontentarsi di poterli osservare nel loro habitat, ammirarne la bellezza, la magnificenza e forse poter sperare in qualche striminzita interazione compatibile con il loro stato brado.
Sono convinto di questo perché ho posseduto e amato svariate decine di animali nel corso della mia vita. E di ogni genere, gatti, cani, conigli, oche, anatre, canarini, pappagalli, tartarughe e molto altro ancora. Ciascuno di questi animali è sempre stato per me un membro della famiglia, un amico, un compagno, a prescindere dal livello evolutivo della specie. Ciascuno di essi mi ha sorpreso con una propria e tipica intelligenza e con il proprio modo di mostrare affettuosità e legame.
Ad ognuno di essi, ho cercato di regalare l’esperienza di vita domestica più simile possibile alla loro condizione in natura, non facendogli mai mancare spazi e libertà o qualunque altra cosa peculiare del bisogno di questa o quella specie.
Me lo sono anche potuto permettere vivendo in campagna e in mezzo alla natura, perché molto probabilmente non avrei fatto nulla di tutto questo tra le mura di un appartamento.
Prendiamo ad esempio uno dei più amati compagni animali dell’uomo, il cane. Ho avuto magnifici esemplari di questo favoloso animale e ho potuto conoscerlo intimamente e profondamente. È probabilmente una delle specie che meglio si adattano a una vita domestica, ma resta pur sempre un adattamento, con quello che ne consegue. O qualcuno pensa che quelle zampe e quelle unghie si siano evolute nel corso dei millenni per parquet e divani? O che il loro straordinario fiuto e senso dell’udito si sia evoluto per essere utilizzato dentro un appartamento?
No amici, il cane è fatto per correre libero tra boschi e praterie, per cacciare prede, per scavare fosse, per fiutare piste per chilometri e molto altro ancora. E fa tutto questo in branco, come i suoi più prossimi parenti, i lupi, ma qualsiasi altro canide si voglia osservare in natura (sciacalli, dingo, volpi, coyote etc) è facile farsi un’idea di come sia fatta la vera vita di queste creature.
Ora prendendo un cane e relegandolo ad un appartamento, nonostante tutto l’amore del mondo, le coccole, le cure, i cibi selezionati con cura, le passeggiate al parco e ogni altra offerta che un ipotetico padrone perfetto può far loro, lo avremo comunque mortificato. Gli avremo offerto un simulacro, più o meno fedele, di ciò che la sua esistenza dovrebbe essere. Una fiction. Che sia ben prodotta e realizzata o di serie B poco importa, è comunque una fiction, e la realtà è ben altra cosa.
Ho fin qui fatto l’esempio del cane proprio perché è uno tra gli adattamenti più riusciti, ma nonostante questo si riscontrano comunque gravi mancanze.
Andiamo invece ai volatili. Ho sempre pensato che loro insieme ai pesci fossero tra le specie più mutilate dalla domesticità. Animali strutturati e concepiti per spazi infiniti e libertà inimmaginabili costretti a gabbie e acquari.
Quando mi regalarono il mio primo volatile, un canarino maschio giallo, avevo sei anni. Ho impiegato circa due minuti per liberarlo dentro casa, dal momento in cui me lo consegnarono. Non riuscivo a vederlo là dentro, e così cominciò. Riuscii col tempo e la pazienza a costruire una relazione con lui, uno scambio, una fiducia, e così trascorse la sua esistenza per oltre il 70% fuori da una gabbia, libero di svolazzare per casa e interagire coi membri della famiglia. Fu solo il primo di una lunga serie, poi passai ai pappagallini e successivamente ai cugini più grandi. È indubbiamente un’esperienza magnifica e gratificante oltre ogni aspettativa, ma più ci rifletto e più mi convinco che per quanto i miei volatili abbiano vissuto vite piene di attenzioni, affetto e libertà di movimento, quella che io ho dato loro è solo una gabbia più grande.
Comunque la si voglia mettere, un uccello in gabbia è un uccello in gabbia. E non c’è altro da considerare. Quello che ho offerto loro, e che tutti noi possiamo offrire loro, è meno che una pallida ombra di una esistenza compiuta. Un uccello che vola dentro casa ha un tetto sulla testa. Fa qualche svolazzata in orizzontale da una camera all’altra, o dal trespolo al nostro braccio. Qualcuno pensa seriamente che questo sia volo? Non lo sarebbe nemmeno se parlassimo di galline.
Io non ho mai, e dico mai tagliato le remiganti di un mio pappagallo o qualunque altro uccello, l’unica esperienza che ho potuto avere in tal senso è stata prenderne uno al quale tale trattamento era stato fatto in precedenza. Ma se dicessi di essere contrario in nome di uno sciocco animalismo sarei un illuso. E ancor più se mettessi in mezzo barbarie e maltrattamenti.
Il maltrattamento sommo è quello di acquistarne uno, e portato a casa ficcandolo in una gabbia. Nella quale trascorrerà buona parte della sua vita, pur con tutte le uscite e i timidi svolazzi in una camera d’appartamento.
Quindi, dal momento che tutti noi che amiamo gli animali scegliendo di prenderne uno per portarlo a casa stiamo già operando un maltrattamento, stiamo in realtà scegliendo di operare un compromesso. Un compromesso di portata gigantesca: per il piacere egoistico di godere della compagnia talvolta straordinaria che un animale può regalarci, violentiamo la sua natura.
Se abbiamo accettato questo compromesso abnorme, è del tutto inutile tirar fuori animalismo e barbarie quando si parla di remigranti tagliate.
Il caso di un animale che vola, è emblematico. Non c’è cosa più affascinante ed evocativa del senso della libertà dello spiccare in volo, cosa che abbiamo ammirato per secoli e secoli prima di tentare di emulare questa caratteristica esistente in natura costruendo marchingegni che lo facciano per noi facendoci provare quel senso di ebbrezza impagabile.
Gli uccelli volano, amici miei. Il loro cervello, il loro corpo, la loro vista e tutti i loro sensi si sono evoluti in funzione di questa cosa. Di una vita nell’aria.
Noi li mettiamo in gabbia, e non prendiamoci in giro dicendoci che la voliera o l’appartamento non siano solo una gabbia appena un po’ più spaziosa, ma di infima misura rispetto ai cieli del pianeta. È qualcosa il cui confronto è talmente impietoso da far sorridere.
Il taglio delle remigranti, se correttamente eseguito è del tutto indolore per l’animale. È realmente assimilabile al taglio di capelli e unghie per un essere umano.
La conseguenza non lo è affatto, su questo non ci piove, ma di cosa stiamo parlando? Tiriamo in mezzo la libertà, il volo, il privare queste creature della loro funzione più bella! Lo abbiamo già fatto amici, e senza tagliare nemmeno una piuma, quando abbiamo scelto di averlo.
Il taglio delle remigranti è solo una limitazione della capacità di volo. L’animale non potrà spiccare in volo verticale, ma potrà continuare a volare in orizzontale ed effettuare planate e atterraggi.
In sostanza potrà continuare a fare quello che fa già con le remigranti integre dentro un appartamento, cioè voli orizzontali e planate. O qualcuno vuole sostenere che il saltello dal divano all’armadio sia un volo verticale? Rassegnamoci, i nostri uccelli domestici non volano. Con o senza remigranti.
Ora io non ho mai tagliato una piuma come ho già detto, e non ho mai sentito l’esigenza di farlo coi miei pennuti, ma di qui a mettersi a condannare chi lo fa come se fosse un torturatore di animali ce ne corre.
A mio avviso è solo una misura preventiva della perdita del proprio pargolo. Leggo tutte le settimane, e dico tutte, post sui social con richieste di aiuto e laute ricompense per pappagalli volati via dalla finestra di inconsolabili proprietari.
Ora se uno è così sbadato, o se per qualunque ragione abbia condizioni avverse o difficoltà ad eseguire un costante controllo delle aperture di casa e dell’animale in stile Gestapo, è meglio che pianga la perdita e la morte sicura del proprio animale o che gli salvi la vita tagliando le remigranti? Un pappagallo perso è un pappagallo morto. E un pappagallo senza remigranti conduce uno stile di vita del tutto identico a uno con le remigranti integre, se parliamo di vita in appartamenti.
Quindi se qualcuno vuole farlo, purché si affidi a gente competente, lo faccia pure, personalmente non lo trovo affatto più scandaloso dell’atto di comprare un pappagallo.
Io non ho mai avuto l’esigenza di farlo per via delle condizioni ideali in cui mi sono trovato, ma mi rendo conto che i miei privilegi non sono universali. Magari ci sono famiglie numerose, bambini o ragazzi che entrano ed escono di continuo, persone con una vita sociale molto intensa e via vai di gente, o insomma tutta una serie di possibili condizioni che possono rendere problematico un controllo rigido e maniacale su porte e finestre, oltre che sull’animale. In tali condizioni se si possiede un pappagallo, che ripeto per l’ennesima volta è già un animale mutilato della propria essenza in quanto vive in un appartamento con una famiglia di umani e non nelle foreste pluviali solcando i cieli con uno stormo di propri simili, perché non dovrebbe considerare il taglio delle remigranti per salvaguardare il proprio animale?
Ho letto taluni paragonare tale pratica al famoso taglio di orecchie e coda ai cani, ma le due cose non sono nemmeno lontanamente accostabili. Quelli sì che sono maltrattamenti e barbarie, in primo luogo perché gli animali soffrono, sono interventi chirurgici in piena regola, pur con anestetici e precauzioni varie non c’è modo di impedire una sofferenza fisica, se non altro quella post-chirurgica. In secondo luogo la ragione di tali mutilazioni è ignobile, in quanto unicamente estetica e per nulla funzionale. In terzo luogo, sono interventi irreversibili.
Paragonarla al taglio di 3-4 penne, che poi ricrescono e senza alcuna pena per l’animale è da folli.
Mi viene da sorridere pensando a quanti pseudo-animalisti ho incontrato, possessori di graziosissimi gattini e dolcissimi cagnetti, viziati e coccolati, pronti a crocifiggere presunti aguzzini di animali, per poi sbafare crostacei al ristorante o cucinare vitellino da latte ai figli tra le mura domestiche, senza la benché minima riflessione sulla provenienza di quegli alimenti e le conseguenze che quello sfruttamento possa avere sul pianeta, sia dal punto di vista strettamente ambientale che di quello etico.
L’animalismo è una cosa seria, ed è difficile da realizzare in concreto. Davvero difficile, estremamente. Si tratta di scelte radicali che mutano per sempre lo stile di vita, dal cibo che si consuma, dalla spesa che si fa al supermercato e centinaia di altri aspetti che finiscono irrimediabilmente coinvolti quando si prende quella strada.
Quello che mi piacerebbe è che ci fosse un sentimento più consapevole, più razionale verso il mondo della natura in genere e di cui gli animali fanno parte.
Chi ne è capace e vuol essere animalista (o ambientalista che dir si voglia) fino in fondo, non possederà mai un animale domestico, e nemmeno ne mangerà. Si limiterà ad osservare la bellezza e maestosità delle creature del mondo nei loro contesti appropriati. Prenderà una strada dura e impervia e compirà scelte estreme ma coerenti con il proprio credo. Chi non fosse capace di tale integralismo, e io sono certamente tra questi anche se con rammarico, e quindi non in grado di rinunciare all’egoistico piacere che la compagnia di alcuni di questi esseri sa regalarci, si rassegni all’idea di essere e rimanere un animalista imperfetto. O forse, più correttamente, un amante degli animali e basta. E che sia conscio del proprio peccato originale, del maltrattamento sommo che consiste nel tenerne uno in casa. E che sia quindi in grado di distinguere, con tale consapevolezza, un vero mal-trattamento da un banale trattamento. Come il taglio delle remigranti.
Pace a tutti.

P.S. Non ho preso in esame qui la nuova frontiera del volo libero, attività che pare diffondersi sempre di più e che forse un giorno sarà la strada da percorrere per gli amanti di alcune specie di uccelli. Allo stato attuale però è un’attività non priva di rischi e molto difficilmente praticabile per tante persone, oltretutto non applicabile a tutte le specie di uccelli domestici ma solo a pochissime, pertanto lontana dall’essere una soluzione universale per lavare le nostre coscienze.

Sono opinioni... destinate a rimanere opinioni, dato che non potremo mai sapere se un animale preferisca gli agi della cattività alla tribolazione della vita selvatica.
Tutti gli esseri viventi fanno parte dell'ecosistema planetario e sono frutto di un percorso evolutivo; sono quello che sono perché, per qual si voglia processo, si sono adatti al loro ruolo nella natura; i predatori hanno sviluppato zanne e artigli, quelli alla base della piramide alimentare hanno sviluppato caratteri elusivi... ma ognuno deve lottare per la sopravvivenza e la continuità della specie.
Per esempio:
Il cane, l'animale domestico per eccellenza che tu stesso citi, in natura non esiste e non è mai esistito; non si confonda un animale inselvatichito con un animale selvatico! Questo discende dal Lupo (Canis lupus), che quando Homo sapiens ha smesso i suoi erratismi creando di fatto i primi insediamenti, ha preferito approfittare opportunisticamente dei residui di cibo ai margini dei villaggi, piuttosto che spendere energie e lottare mettendo a repentaglio la propria incolumità per cacciare.
Ma, perdonami se ripeto le tue stesse parole.. il Lupo non è nato per correre nei boschi, fiutare sentieri, scavare buche ecc. ecc.?
E come mai allora ha scelto la convivenza con l'uomo e la conseguente domesticazione?
Gli uccellini invece, proprio quelli che in apparenza sono i meno adattati alla cattività ...hanno sviluppato l'abilità al volo per fuggire ai predatori, poter raggiungere siti di nidificazione inaccessibili e compiere estenuanti migrazioni, non certo perché si divertono a volare!
Chi ci dice che non apprezzino la cattività?

Per ultimo, ma non per meno importanza, non bisogna dimenticare che più di una specie oggi esiste ancora grazie alla reintroduzione in natura di esemplari allevati in cattività; il Falco pellegrino su tutti!

Come ho già detto sono opinioni destinate a rimanere tali. Io mi limito ad esprimere la mia, nel rispetto di quelle altrui.
In realtà, questo è un argomento parecchio complicato e ricco di interpretazioni.
Penso che chiunque abbia a cuore le meraviglie della natura dovrebbe focalizzare la propria attenzione sulla salute dell'ecosistema. Il vero problema, a parer mio, è la trasformazione indiscriminata dell'ambiente, non la cattività.... quando questa è operata nel pieno rispetto degli animali.

Ps.
Amo la natura e mi piace osservarla.
Non mi definisco "animalista" perché ritengo che questo termine identifichi chi antepone l'esistenza di altre specie a dispetto della propria; concetto che non condivido affatto!!!
Glue
Messaggi: 4
Iscritto il: 24 febbraio 2020, 19:52

Re: Taglio delle remiganti

Messaggio da Glue »

Concordo perfettamente su parecchie cose, anzitutto che è il campo delle opinioni e anch'io ho espresso la mia, non mi sono certo posto come portatore di dogmi. Circa l'utilità della cattività per la salvaguardia di alcune specie sono altrettanto d'accordo, ma non parliamo certo dei possessori di animali da compagnia, i nostri pet, il processo di reintroduzione di animali in natura è lungo, difficile ed estremamente complesso ed è solitamente affidato a team di ricercatori e strutture adeguate, ed è anche improbabile che l'esistenza di allevamenti di svariate specie possa contribuire a questo genere di progetti per via dell'impoverimento del Dna, ma non è escluso che qualche utilità possa esistere per talune specie.
Sono in disaccordo parziale sulla faccenda dell'apprezzamento e della scelta.
Esistono innumerevoli esempi di animali che per via dei danni enormi che abbiamo arrecato al loro habitat e alla devastante riduzione dei loro territori si sono spinti vicini alle comunità umane e adottano tecniche di sopravvivenza di natura opportunistica. Lo fanno gli stessi lupi in alcune zone, ma gli esempi potrebbero essere decine, basti pensare ad alcune specie di scimmie in India che vivono di furti e razzie, organizzati in vere e proprie gang.
Ma dubito che tutto questo sia il frutto di una scelta senziente, piuttosto delle ben note conseguenze delle orrende azioni umane.
Il lupo continua ad essere fatto per fare quelle cose, ma se i boschi diminuiscono e con essi le prede e le città crescono a dismisura finiscono per razzolare la spazzatura, ma lo trovo davvero triste.
Detto ciò è certo che molti animali in cattività vivono bene, dove per bene si intende una alta qualità della vita affrancata dalla fame e colma di affetto, ma sovente è una vita che li snatura un po', alcune specie in maggior misura altre meno (torniamo al cane e al volatile).
Purtroppo non possiamo chiedere ai nostri uccelli se apprezzano la cattività, ma possiamo essere certi che non l'hanno scelta loro.
Ad ogni modo l'obiettivo del mio intervento era solo volto a stimolare qualche riflessione in più e ad auspicare proprio il confronto tra opinioni, il campo che tu stesso hai ben posto e nel quale ti sei calato, in luogo di interventi contenenti un linguaggio aggressivo e a tratti violento, con la connotazione di auto-conclusività, ben lontano dalle opinioni e dal confronto: in parecchi avevano già espresso condanne ed emesso sentenze definitive con pene che contemplavano anche la tortura, per una questione che a me continua ad apparire piccola rispetto all'ordine più grande delle cose.
Per restare focalizzati sul tema, era come dire in una sola frase "con tutto quello che di orrendo l'uomo ha fatto e continua a fare a questi benedetti animali, davvero vogliamo crocifiggere qualcuno perché ha tagliato 3 penne per ala?" Pur ammettendo che non è una bella pratica da compiere e da riservare a mio avviso solo a casi estremi e sempre con l'intento di salvaguardare l'animale prevenendo fughe fatali, quanto questo fatto pesa nell'economia complessiva della vita di un uccello in cattività?
Ho anche trovato del tutto fuorviante e quasi distorta l'idea che tale pratica possa essere messa in atto con finalità di ammansire un animale o facilitarne l'educazione, cosa del tutto priva di fondamento. Io continuo a pensare che in un contesto di benessere ed equilibrio di un animale cresciuto e mantenuto correttamente sotto ogni punto di vista, laddove sussistano seri rischi di fughe che inevitabilmente mettono in pericolo la vita del proprio compagno, è una pratica che correttamente eseguita possa avere una utilità e un senso, ancor più che è temporanea e reversibile dato che le penne ricrescono e non si causa nessun dolore all'animale. Si limita un po' la sua capacità di volo, sì, ma solo per impedire eventi ancor più infausti. Volo che è per altro risulta già parecchio limitato dalla condizione di vita dell'animale in casa, indipendentemente dall'integrità delle sue penne.

Grazie per la tua risposta.

P.S. Anche a me non piacciono le etichette, non mi sono mai piaciute e in nessun campo. Le ho utilizzate nel mio intervento allo scopo di rafforzare alcuni concetti ;)
Vain
Messaggi: 1
Iscritto il: 21 aprile 2020, 14:51

Re: Taglio delle remiganti

Messaggio da Vain »

Voglio raccontarvi una storia.
Ho un magnifico pappagallo ecletto, maschio di cinque anni. Al momento in cui accaddero questi fatti, era con me da tre mesi.
Quando arrivò a casa mia, a causa del cambio di ambiente e proprietario era quasi intrattabile. Ho intrapreso un percorso con un comportamentista specializzato per costruire un buon rapporto con lui e nel giro di poco tempo ha fatto passi da gigante.
Non era ancora quel tipo di pappagallo che si lascia manipolare dappertutto ma la sua fiducia era aumentata in modo notevole. Saliva sulla mano, sulla spalla, si flasciava fare i grattini, mi cercava continuamente e aveva sempre voglia di giocare. E inoltre mi "parlava" borbottando tutto il giorno mentre prima era sempre silenzioso.
Un giorno dovevo trasferirmi nella mia casa estiva. Eccezionalmente, avrei dovuto convivere in quella casa con altre quattro persone, mentre normalmente siamo in due. Quindi sei persone in totale, delle quali due erano bambini piccoli. Dato che il mio pappagallo è abituato a stare libero tutto il giorno e usa la gabbia esclusivamente di notte, il pensiero di andare lì col mio animale in questa situazione mi terrorizzava. Avevo in testa un rigido piano di regole per evitare incidenti domestici. Anche solo per un fatto statistico, con sei persone aumentavano esponenzialmente le probabilità di una finestra o una porta dimenticata aperta, specialmente in estate col caldo che fa. In più l presenza dei bimbi che corrono come matti, giocano, saltano tutto il giorno entrando e uscendo di continuo era un altro allarme.
Così un pomeriggio, tagliai quattro remiganti per ala al mio pappagallo, una settimana prima del trasferimento nell'altra casa. Per farlo approfittai di un particolare momento di gioco in cui è talmente preso da lasciarsi maneggiare più del normale. Giocava a fare il bagno nella ciotola dell'acqua, e mentre faceva quelle acrobazie e contorsioni teneva le ali tutte aperte, così riuscii a tagliare quelle penne in una frazione di secondo e lui non se ne accorse nemmeno, continuando a giocare.
Pensai che ero stato bravo e fortunato e tutto era andato benissimo!
Lo stesso giorno del taglio, già un'ora dopo quando il pappagallo spiccò in volo per raggiungere i suoi luoghi di gioco preferiti, comprese che qualcosa non andava, nonostante vista la brevità del tragitto riuscì a raggiungere la postazione normalmente. Appena mezz'ora dopo per seguirmi in un'altra camera della casa spiccò ancora in volo, stavolta un tragitto molto più lungo e dopo i primi metri cominciò a planare verso terra. Credo che lì ebbe la conferma definitiva che era cambiato radicalmente qualcosa.
Già quella prima sera comincia a notare comportamenti insoliti: smise di fare i suoi vocalizzi. Divenne apatico, stazionando su un posatoio e smettendo di giocare, cosa che normalmente fa per tutto il tempo. In oltre era in preda a un preening continuo. Dopo poco notai anche respirava col becco semi aperto. Sembrava sofferente. La mattina seguente era ancora tutto uguale. Apatico, stazionario, muto. Preening e respirazione affannosa, anche se solo per pochi momenti.
Per la preoccupazione contattai allevatori e veterinari aviari in continuazione, convinto che avesse una acariosi o qualcosa di peggio. E via di ricerche, farmaci, e cure. Disinfestazioni, aerosol e gocce spot-on.
Ma il terzo giorno (dopo il taglio delle ali), il giorno in cui avrei dovuto cominciare le cure farmacologiche, notai che stava molto meglio.
Decisi di non somministrare i farmaci, anche correndo un rischio perché lentamente un pensiero si faceva strada nella mia mente.
Il quarto giorno stava ancora meglio, e osservai che talaltro un aspetto: in tutto il periodo il pappagallo aveva comunque continuato ad alimentarsi e bere normalmente. Nonostante fosse più attivo e avesse ripreso a giocare, era comunque meno chiacchierone del solito, più taciturno. Non cercava la mia compagnia preferendo i suoi giochi, cosa strana. E ancor più singolare non veniva a prendersi i premi come noci e altro di cui è ghiotto. Sembrava disinteressato, ma mangiava comunque il suo cibo dalle ciotole normalmente.
Evitai ancora i farmaci e il dubbio diede pian piano certezza. Nei giorni a seguire non mostrò segni di sofferenza, ma il suo comportamento soprattuto nel rapporto con me era molto cambiato.
La causa di questo sconvolgimento era tutta nel taglio delle penne.
Una cosa orribile della quale mi pentii amaramente e che ricorderò per tutta la vita. Piansi pensando a cosa avevo fatto. Avevo distrutto il nostro rapporto di fiducia e soprattuto il suo equilibrio psicologico. Ci vollero mesi e mesi per tornare "come prima" e questo stop nel percorso di costruzione della mia relazione con lui fu molto triste. Pian piano riprese a farmi i suoi versetti di gioia e felicità e a cercare la mia compagnia.
Chiarisco anche un punto fondamentale: ciò che ho distrutto con quel gesto schifoso era la sua autostima, il suo equilibrio psicologico quando ha capito che non era in grado di volare. Questo ha minato profondamente la sua psiche rendendolo insicuro e ansioso.
L'allontanamento da me era solo una conseguenza di questo suo stato di insicurezza, ansia e infelicità, in quanto lui non mi identificò come il colpevole del cambiamento, come ho spiegato non si accorse nemmeno di cosa stava succedendo.
L'esperienza mi è bastata per capire cosa significa tagliare le remiganti a un uccello.
Spero che questo racconto (scusate per la lunghezza), serva anche a voi.
Non fatelo mai e per nessun motivo.
ivana
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Iscritto il: 11 aprile 2005, 10:36

Re: Taglio delle remiganti

Messaggio da ivana »

Grazie !
Glue
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Iscritto il: 24 febbraio 2020, 19:52

Re: Taglio delle remiganti

Messaggio da Glue »

Grazie per la tua testimonianza.
Effettivamente nella mia lunga analisi non ho preso (colpevolmente) in considerazione l'aspetto psicologico.
Come raccontavo io non ho mai dovuto farlo e quindi non ho avuto esperienza diretta e quindi anche delle conseguenze, limitandomi stupidamente a considerare solo quelle pratiche e non le ben più importanti implicazioni di equilibrio psichico.
Forse nel caso di un soggetto cui questa pratica venga messa in opera sin da piccolo non c'è il trauma che ha sperimentato il tuo eccetto, che è passato dal volare liberamente al vedersi menomato.
Ma devo dire comunque che effettivamente visti i possibili risvolti negativi nell'equilibrio psichico di animali la cui intelligenza ed emotività è molto evoluta e complessa, tale pratica sia da evitare.
Immagino di essere stato chiaro anche nel mio vecchio intervento, la cui finalità era volta a mitigare una certa e facile aggressività verbale e l'utilizzo di alcune espressioni violente nel condannare in via definitiva chiunque avesse mai fatto uso di questa pratica. Non intendevo favoreggiarla o affermarne la correttezza come penso si sia inteso bene, semmai discuterne in toni civili e non violenti scambiando opinioni.
Nell'esprimere la mia, valutai questa pratica come evitabile ma non condannabile tout-court in casi di estrema necessità, ma oggi alla luce della testimonianza di Vain che ha ben messo in luce aspetti che erroneamente tralasciavo, la mia opinione è cambiata e mi sento di dire che è invece fortemente sconsigliabile.
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