Rifiuto della libertà
Parecchi anni fa, quando abitavo in Piemonte, nel mio giardino c’era un nido di merli; i genitori si davano regolarmente il cambio nella cura dei piccoli, poi una sera ho trovato un esserino a terra, sopra una pietra, morto.
Ho sentito dei richiami provenire dal nido e ho pensato che il piccolo fosse caduto accidentalmente magari mentre si protendeva per avere il cibo.
Sono stata lì un po’ per vedere se ci fosse il solito andirivieni dei genitori, ma nulla.
Non potendo vedere chi c’era nel nido, sono tornata a casa.
Il mattino seguente ero appena entrata nel recinto delle galline, allorché mi sono sentita osservata: ho abbassato lo sguardo e

ho visto un piccolo merlo a terra, con il becco spalancato che mostrava il suo bel colore arancio, in una muta richiesta di cibo.
Ho capito che doveva trattarsi di uno dei piccoli merli del nido; dei genitori non c’era traccia.
Sono andata a guardare nel nido, e ho trovato un altro piccolo già morto.
A quel punto mi sono portata a casa il superstite, che aveva gli occhi ancora non del tutto aperti, e l’ho allevato.
E’ cresciuto molto bene, sano e vispo.
Non viveva in gabbia; lo tenevo in una stanza, al primo piano, dove avevo regolarmente la finestra aperta, spalancata.
Il merlotto andava sul davanzale e pensavo che prima o poi, vedendo l’ambiente esterno, i suoi simili e i loro richiami se ne sarebbe volato via, ma questo non è mai successo.
Tony è vissuto con noi per 12 anni.
Mi sono poi trasferita qui in Lombardia e un giorno, nel parcheggio di un supermercato, ho trovato una merla adulta a terra; sembrava morta, probabilmente era stata urtata da un’auto.
Quando l’ho raccolta mi sono accorta che era ancora viva, anche se teneva la testolina ciondoloni, e quindi l’ho portata a casa.
Ha ripreso conoscenza, ma una zampa erano storta, sebbene non fratturata, e teneva le dita rattrappite.
Nel giro di due mesi, però, è tornata del tutto normale e, trattandosi di un animale adulto, selvatico, non si è più lasciata toccare facilmente.
Era oramai giunto il momento di restituirle la libertà.
Conosceva l’ambiente esterno che vedeva dalla finestra, quindi ho pensato che non ci sarebbero stati problemi.
Avevo già soccorso piccoli merli e al momento della liberazione semplicemente li mettevo sul davanzale e loro stavano lì un po’ a guardarsi intorno poi, con un frullo d’ali volavano sugli alberi vicini, un’altra ochhiata e poi via per la loro strada; lì intorno c’erano tanti altri merli.
Dunque, l’ho messa sul solito davanzale e lei è volata via quasi subito, dirigendosi verso il bosco al limitare del prato.
Ho visto però che, a differenza degli altri, volava bassa, quindi l’ho seguita; è atterrata in mezzo all’erba alta e, cerca e ricerca, alla fine l’ho trovata.
Avevo paura che potesse finire in bocca a un gatto, quindi l’ho raccolta, lei non ha opposto alcuna resistenza, e l’ho riportata a casa.
Nella stanza dove lei viveva “libera” c’era anche una voliera con lo sportello sempre aperto, dove andava a dormire.
Appena entrata l’ho messa a terra e lei si è prontamente infilata in gabbia!
Durante i giorni seguenti, ha ripreso la solita vita, ma da allora ho notato una cosa: quando i vetri erano chiusi, andava a posarsi sul davanzale interno, ma ogni volta che spalancavo la finestra, invece di volare via entrava rapidamente nella gabbia e non ne usciva finché non chiudevo i vetri!
Tonina vive tutt’ora qui in casa.