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Martin Pescatore (Alcedo atthis)

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Il Martin Pescatore, appena visibile nella penombra del fogliame, rimane immobile in agguato, pronto a scattare alla vista di qualche pesciolino, sfrecciando lungo le rive di specchi d’acqua limpidi come un fulmine colorato.

Il Martin Pescatore, solitario e guardingo, coraciforme della famiglia degli alcedinidi, rappresenta un’eccezione tra gli uccelli dell’ eco-zona paleartica occidentale che hanno per lo più piumaggi poco appariscenti; la sua famiglia è meglio rappresentata in continenti come l’Africa o l’Asia, dove l’avifauna sfoggia colori molto più vivaci e brillanti.

La testa e il dorso del Martin Pescatore sono di un blu-verde brillante che va schiarendosi dalla nuca in giù, una banda blu corre dal becco alla spalla, gola e mento sono bianco-rossastri e un’altra chiazza chiara spicca al lato del collo, le ali sono di un blu elettrico e le parti inferiori di un bel rosso-arancio, la piccola coda è blu scura nella parte superiore e aranciata in quella inferiore.

Ha una lunghezza di 16 cm e pesa dai 35 ai 55 g, la corporatura è compatta, la coda è corta e la testa è massiccia, accompagnata però da un becco bislungo con forma a pugnale di colore nero e commessure rosse; questo forma quasi un prolungamento della linea ideale formata dall’occhio marrone e dalla regione parotidea rossiccia; le zampe, rosso-arancioni, sono corte e poco visibili.

Nonostante il suo coloratissimo piumaggio, il Martin Pescatore riesce a passare inosservato tra i riflessi della superficie acquatica in quanto i suoi modi discreti lo rendono difficile da catturare con lo sguardo, in special modo, quando appostato a 1 o 2 metri dal pelo dell’acqua poco profonda di un torrente attende stoico l’approssimarsi di una preda.

Le sue improvvise e fulminee apparizioni sono accompagnate da un tipico verso e sono precedute da lunghe e pazienti attese: un giunco, un ramo o un vecchio tronco che si trova a strapiombo sull’acqua sono per lui tutti validi appigli se riparati e protetti dalle piante circostanti; essendo un bravo pescatore sa aspettare, ma se l’attesa si protrae a lungo l’uccello cambia posizione scuotendo la testa e ,voltandosi sensibilmente, riprende l’appostamento.

Alla vista della preda, il Martin Pescatore si tuffa con incredibile velocità per ghermirla (senza andare troppo in profondità e risalendo quasi immediatamente in superficie) e la porta a riva dove, dopo averla sbattuta contro un ramo e rigirata nel becco, la inghiotte dalla parte della testa a meno che questa non sia destinata ad una femmina da corteggiare.

Mentre rasenta l’acqua il volo è rapido e teso, accompagnato da palpitanti battiti d’ali inframmezzati da momenti di planata; in assenza di un posto d’osservazione, si ferma qualche metro sopra la superficie dell’acqua, come fosse sorretto da fili, e le ali vibrano a una velocità tale da riuscire talvolta a scorgerne solo una vivace macchia blu.

Tra una battuta di caccia e l’altra il Martin Pescatore usa bagnarsi e lisciarsi le penne, controllando l’integrità del piumaggio.

Diffusione e habitat del Martin Pescatore

Il Martin Pescatore è un frequentatore delle acque a corso lento di ruscelli, torrenti e fiumi, come pure quelle di bacini artificiali, laghi, stagni e mangrovieti; vive in tutto il continente europeo: dalla Danimarca e dalla Svezia meridionale, Africa settentrionale, parte dell’ Asia centrale e meridionale fino al Giappone, Indonesia e diverse aree dell’Oceania.

In Italia, si stabilisce nelle zone a lui più consone per la caccia e la nidificazione e seppur uccello stanziale, in alcune regioni della sua area di diffusione, i suoi spostamenti prescindono dalle condizioni esterne: gli individui che abitano zone i cui corsi d’acqua tendono a ghiacciarsi durante i mesi invernali, si spostano verso sud guadagnando i litorali marini dove possono pescare presso gli estuari dei fiumi, nei porticcioli o lungo le scogliere senza allontanarsi mai troppo dalla costa.

Oltre la predilezioni per le acque limpide e chiare, favorevoli alla caccia, ha bisogno di sponde alte, non troppo dure e ricche di vegetazione in cui trovare facili appigli da cui predisporre i suoi agguati: rami sporgenti, cespugli, piante di papiro, canneti, ecc.

Staziona abitualmente nel suo territorio di pesca, non tollerando la presenza di alcun concorrente e la superficie di questo dominio varia a seconda dell’abbondanza di prede; l’uccello organizza a questo scopo vari punti di osservazione dai quali sorvegliare l’acqua e può trascorrere diverse ore appollaiato sul medesimo ramo (soprattutto se in quel punto la pesca è abbondante) in paziente attesa di qualche malcapitato pesciolino.

Le popolazioni dei martin pescatori sono esposte a continui spostamenti tra il Nord e il Sud del nostro continente, poiché inverni particolarmente rigidi possono decimarne gli esemplari, inoltre l’inquinamento dei fiumi e lo sfruttamento delle rive costituiscono una minaccia per l’habitat naturale di questa specie; come se ciò non bastasse e sebbene protetto dalla legge, il Martin Pescatore è soggetto ad una caccia particolarmente intensa da parte dell’uomo.

curiosità

Il nome Martin Pescatore arriva nella letteratura ornitologica italiana nel 1902 e ad indicarlo così fu Arrigone degli Oddi, ornitologo e naturalista italiano; si tratta inoltre della traduzione del termine francese “Martin Pecher” che richiama la figura di San Martino, legato nella tradizione europea al sopraggiungere dell’inverno e delle piogge a cui questa ed altre specie (come picchi, pettirossi e scriccioli) sono sacralmente connessi in saghe e mitologie del centro Europa.

Il verso e il canto  del Martin pescatore

Partito all’assalto di una preda, il Martin Pescatore rompe la quiete di uno scenario fluviale col suo grido vivace e penetrante ed è allora che, attirando l’attenzione, è più semplice avvistarlo: mentre si dà lo slancio e durante il volo l’uccello emette un “tihth” breve e acuto, che può essere a volte prolungato in un “tii-iht” e ripetuto più volte di seguito; il verso non cessa neanche se nel becco ha un pesciolino appena catturato.

Se il Martin Pescatore è nervoso o si sente minacciato, produrrà un verso d’allarme un pò diverso: “shrit-it-it” o “kritritrit” stridente, talvolta trasformato in un frenetico e convulso “trr-trr-trr-trr-trr” rivolto all’intruso; il canto del martin pescatore è formato da un accostamento di versi, sibili e suoni acuti che hanno ritmo e tonalità incostanti.

Durante i corteggiamenti primaverili, il maschio intona il suo canto per la femmina che a sua volta gli risponde e dal profondo del nido sotterraneo anche i piccoli si fanno sentire se sono affamati, emettendo un curioso e sommesso rumorio: “rueruerueruerue”…

Una volta cresciuti il verso diventa più piagnucoloso, come quello che la femmina adopera per caldeggiare le offerte nuziali del compagno, un lamentoso “cii-cii”.

Riproduzione ed accoppiamento del Martin Pescatore

Durante l’inverno il maschio e la femmina del Martin Pescatore abitano territori confinanti e si inseguono di tanto in tanto sul pelo di un corso d’acqua cristallina, emettendo versi acuti e penetranti; tra i mesi di gennaio e febbraio questi incontri di buon vicinato assumono le sembianze di vere e proprie acrobazie aeree, durante le quali gli uccelli saettano in un balenio di colori tra la superficie degli specchi d’acqua e le cime degli alberi che li circondano.

Coppia di Martin Pescatore (Alcedo atthis)
Le coppie di Martin Pescatore iniziano a formarsi verso gennaio/febbraio. Il maschio corteggia la femmina offrondole piccoli pesci appena pescati.

Guidata dal maschio la coppia di Martin Pescatore comincia a cercare qualche vecchia tana sotterranea o un luogo in cui è possibile scavare un nuovo nido, tale esplorazione si alterna coi rituali del corteggiamento: il maschio offre alla compagna un pesciolino, porgendoglielo sempre con la testa rivolta in avanti per essere facilmente inghiottito, poi i due si pizzicano affettuosamente col becco fino al momento dell’accoppiamento che avviene tra la fine di marzo e l’inizio di aprile, accompagnato da strofe musicali e seguito da un bagno da parte del maschio.

Tali effusioni non fermano però i lavori per la costruzione del nido, che consistono nello scavare nella riva un cunicolo di sezione ovale col becco e liberare in seguito il passaggio dal terriccio aiutandosi con le zampe; questo ha un diametro di 5-7 cm e profondo da 50 cm a un metro.

All’estremità interna il condotto si allarga in una cavità rotonda, larga circa 15 cm e i muri di questa caverna vengono accuratamente lisciati; dopo 4-10 giorni la cavità è pronta ad ospitare la femmina, che depone 6-7 uova bianche e rotonde sulla terra brulla, covandole per circa 19-21 giorni.

La tana sotterranea non è scelta solo dal Martin Pescatore, in quanto lungo le sponde dei corsi d’acqua o nelle pareti sabbiose delle vallate fluviali altri volatili scavano vere e proprio gallerie: è il caso del topino o del gruccione.

Gallerie sotterranee come nidi

Entrambi i partner del Topino (Riparia riparia) scavano tunnel per la covata con il becco e con gli artigli all’interno di ripide pareti sabbiose, per poi allargare i buchi e ovattarli nella parte finale con penne e fili d’erba; in quanto ai socievoli gruccioni, essi edificano il nido in colonie all’interno di banchi di sabbia, scavando un cunicolo che può arrivare a 5 metri di profondità, nel cui nucleo verranno deposte infine le uova.

Durante la costruzione del nido è possibile che il Martin Pescatore si imbatta in qualche difficoltà, come ad esempio un grosso sasso: se questo non riuscirà ad essere estratto, l’uccello cercherà di aggirarlo lasciando che la galleria assuma un andamento tortuoso; nel caso l’ostacolo non riuscisse ad essere eluso la coppia abbandonerà la costruzione, cominciandone un’altra in una nuova zona un po’ più lontana.

Per diversi anni l’uccello riutilizzerà la stessa cavità per la cova, ma la abbandonerà se questa avrà subito la più piccola modificazione, come ad esempio l’allargamento dell’apertura d’ingresso.

Nel fondo del tunnel maschio e femmina del Martin Pescatore si alternano di giorno nella cova mentre di notte, lasciata la compagna al nido, il maschio va a riposare all’interno di un fitto cespuglio.

Alla schiusa, i genitori si alternano per scaldare i nidiacei e nutrirli con pesciolini sempre offerti dalla parte della testa, affinché gli implumi li inghiottano senza troppe difficoltà.

I pulcini di Martin Pescatore, disposti in maniera circolare all’interno del nido, si fanno avanti a turno ordinatamente verso l’apertura per ricevere il proprio pasto.

Crescendo però lo spazio a disposizione diminuisce e ognuno di loro tende ad avvantaggiarsi prendendo posizione nel tunnel d’ingresso, cosa che scatena piccole zuffe e litigi.

Le prime piume che compaiono sul corpo degli uccellini hanno l’aspetto di pungiglioni bluastri, poiché avvolte in lunghe guaine che cadranno solo più tardi.

Dopo 3 settimane il piumaggio è quasi completo ed è finalmente ora di venire fuori dal nido, così incoraggiati da qualche pesciolino offertogli dai genitori, i piccoli si fanno coraggiosamente avanti verso l’aria aperta; i genitori seguitano a nutrirli al di fuori del nido per non più di qualche giorno, tempo sufficiente affinché diventino autonomi e imparino a pescare da soli.

A questo punto i genitori li scacciano dal territorio, per mettere al mondo la seconda nidiata della stagione; resa autonoma anche quest’ultima, i Martin Pescatore si abbandonano ad una vita erratica che può farli allontanare anche di centinaia di chilometri dal sito di nidificazione.

I giovani di Martin Pescatore migrano molto più volentieri degli anziani e coloro che lo fanno, sono soprattutto i maschi della specie.

Gli spostamenti dipendono anzitutto dal clima invernale, in quanto le gelate sono fatali per questi uccelli non potendo tuffarsi in acqua per procacciarsi il cibo di cui hanno bisogno, inoltre la scarsa disponibilità di prede li spinge lungo i litorali marini, dove in acqua salata non avranno problemi a trovare abbondanza di pesciolini.

Alimentazione del Martin Pescatore

Martin Pescatore con piccola preda appena catturata
Per il Martin Pescatore la velocità è tutto. In pochi secondi riesce a tuffarsi in acqua, catturare la sua preda e uscire dall’acqua per posarsi su un ramo nelle vicinanze dove inghiotterà, per la tesa, il pesciolino appena pescato.

L’alimentazione del Martin Pescatore si basa per due terzi su piccoli pesci: persici, trote, scazzoni e lasche, spinarelli, ghiozzi, alborelle e avannotti di vaironi.

Il Martin Pescatore predilige pesci giovanissimi o di piccola taglia, che raggiungono un massimo di 70 mm di lunghezza; fanno parte della sua dieta alimentare anche insetti acquatici dei quali è ghiotto: libellule, cimici e coleotteri.

Si nutre inoltre di piccoli molluschi, girini, anfibi e crostacei di piccole dimensioni; tale caccia si basa principalmente sull’osservazione e a tale scopo, la vista del Martin Pescatore è assai sviluppata: gli occhi presentano due fovee, connesse tra loro da una ricca rete neurale, che gli permettono di polarizzare la luce e diminuire gli effetti della riflessione.

Individuata la preda, il Martin Pescatore protende il collo chinandosi in avanti in modo che la punta del becco sia rivolta verso il basso e si immerge senza servirsi delle ali, a quel punto, gli occhi vengono schermati da una membrana nittitante che gli consente di vedere bene anche in immersione; una volta catturata la preda torna a riva per consumarla e per farlo, prima la sbatte con forza su un ramo o una pietra in modo da stordirla e talvolta ucciderla.

Questo è importante soprattutto se quest’ultima è grossa o possiede chele, spine o raggi delle pinne appuntiti che potrebbero ferirlo; in seguito lische, esoscheletri e scaglie vengono rigurgitati sotto forma di pallottola.

Essendo un uccello voracissimo, per saziarsi deve mangiare ogni giorno da 10 a 12 pesci di lunghezza variabile.

Vicini di casa del Martin Pescatore

Nelle nostre regione il Martin Pescatore non possiede parenti stretti, ciò nonostante non gli mancano certo vicini di casa ben riconoscibili con cui condividere il circondario, parliamo della ballerina gialla e del merlo acquaiolo.

La ballerina gialla (Motacilla cinerea) si riconosce dal movimento delle piume che compongono la sua lunghissima coda nera; è lunga circa 18 cm, il suo groppone è giallo-verdastro e le parti superiori sono grigio-oliva con sottocoda giallo; frequenta le sponde dei ruscelli e dei torrenti, ma se disturbata si allontana emettendo un metallico “cizzir”.

In Italia è stanziale e nidifica nelle regioni montuose o collinari, dove sono comunque presenti numerosi corsi d’acqua: il nido a coppa, fatto di steli, muschi e foglie, viene edificato in genere nelle cavità tra le rocce, in buchi presenti nei muri o negli spazi sotto ai ponti; l’unica covata annua, composta da 4-6 uova, è garantita da entrambi i genitori così come l’allevamento degli implumi.

Essendo un insettivoro quest’ uccello si nutre principalmente di piccoli invertebrati, ma non esclude dalla sua alimentazione vegetali e semi.

Il merlo acquaiolo (Cinclus cinclus) insaziabile mangiatore di girini, larve e coleotteri acquatici, ha una gran particolarità: va a pesca camminando a piedi.

Dopo essersi tuffato in un fiume ne raggiunge il fondale e, con la faccia rivolta a monte, risale la corrente beccando le sue prede. Nel suo piumaggio predominano le tonalità del bruno: bruno-cannella per nuca, faccia e guance mentre dorso, fianchi, ali e coda sono di uno scuro bruno-ardesia, gola e petto appaiono di un bel bianco candido e la parte inferiore del petto e quella centrale del ventre sono nocciola-ramate; non supera i 20 cm di lunghezza e il suo aspetto appare tozzo e paffuto.

Il nido di questo uccellino è costruito nelle vicinanze dei torrenti, sotto le cascate o su tubi di scarico ( importante è la vicinanza all’acqua) ed è abbastanza voluminoso e di forma sferica: la parte esterna comprende fibre vegetali, muschi e foglie morte intrecciate, la parte interna è foderata da una coppa di foglie secche che ospiterà dalle 3 alle 6 uova covate solamente dalla femmina.

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